Quando la terra produce teneri germogli di finocchio selvatico, e dai morbidi batuffoli di lana preparati dalla madre coniglia escono i piccoli diventati già grandi, si dice che è ora di cominciare ad assaggiare la “covata”. Il coniglio viene cucinato in porchetta, riempito con le interiora dello stesso, cotte preventivamente con aglio, finocchio selvatico a tronchetti, sale, tanto olio e pepe. La pancia così riempita viene ricucita con ago e filo, quasi a ripristinare le antiche sembianze della bestiolina che viene adagiata in una grande pentola. La pietanza assume poi un colore dorato e sprigiona profumi che aiutano a sentirsi un po’ più felici.
Ingredienti
Pulire il coniglio asportando tutte le parti grasse ed aprirlo nel senso della lunghezza. Asportare cosci e zampe, salare e pepare il tutto. Preparare il ripieno facendo rosolare in olio l’aglio sminuzzato, le interiora tagliate a pezzettini ed il finocchio in piccoli tronchi, salando e pepando il tutto. Con questa farcitura, riempire il coniglio, cucirlo bene, sistemarlo in una teglia, ungerlo con olio abbondante (la nonna lo ungeva anche con un velo di lardo) ed infornare a forno caldo moderato (180°). Durante la cottura, bagnarlo spesso con il liquido che si forma nella teglia e girarlo di frequente. Il tempo di cottura sarà di un’ora e mezzo circa; non va comunque tolto dal forno fino a che non avrà assunto un colore dorato da tutte le parti.
La temperatura non dovrà essere troppo elevata perché non deve asciugarsi completamente il liquido di cottura. A cottura ultimata, attendere che si raffreddi un poco, poi tagliarlo a fette disponendole su un piatto di portata, cospargerlo con il liquido di cottura e servire caldo o anche tiepido.
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